lunedì 23 settembre 2013

La specializzazione

Per ragioni "varie" questo sarà  un articolo molto generico e di introduzione ad un argomento molto complesso e con altissimo rischiuo di divagazione.
Vi propongo due video:


 
Il primo è uno spezzone di video didattico dove il Maestro Hiroshi Katanishi mostra dei movimenti di base in tsugiashi, il secondo video ritrae Cho Min Ho mentre spiega l' esecuzione di un reverse seoi nage.
Malgrado si tratti di due esecutori di primo livello sicuramente tutti converranno che da un punto di vista strettamente tecnico l' argomento trattato nel secondo video sia più "avanzato" rispetto al primo.
Qui nasce l' inghippo. 
Quanti si sognerebbero di far leggere Il processo di Kafka ad uno studente delle elementari ? 
A parte la palese violazione dei diritti umani e dello studente, il ragazzo non avrebbe i mezzi per comprendere, analizzare e metabolizzare.
Questo esempio di applica a tutti gli aspetti della costruzione di un praticante, sia esso un amatore o un agonista, sia dal punto di vista fisico che tecnico ( argomenti che non possono essere slegati tra loro visto che si influenzano reciprocamente ).
La proposta tecnica deve essere progressiva ma partire ovviamente dall fondamenta: spiegare la seconda tecnica del video ad un judoka che non ha assimilato in maniera corretta quello che viene presentato nel primo video significa fare ualcosa di sbagliato.
Nessuno, credo, proporrebbe ad uno studente haraigoshi prima di aver studiato ukigoshi.
Per la stessa ragione, prima bisogna fornire delle basi tecniche più che solide e solo in seguito mirare a specializzare il bagaglio tencico acquisito.
Idealmente si dovrebbe mirare a costruire un praticante con almeno una tecnica "speciale" per ognuna di queste direzioni, avanti dx, advanti sx, indietro dx, indietro sx  (alle quali si vorrebbe sicuramente aggiungere qualche soluzione per eventuali situazioni "ricorrenti") . Queste quattro tecniche dovrebbero essere sviluppate in modo da essere combinate tra loro in schemi diversi.
 Ovvio che per arrivare ad avere quattro direzioni "forti" bisogna aver fornito un'adeguato numero di opzioni tra le quali scegliere ed aver indirizzato anche la scelta di eventuali schemi di combinazioni.
Più la base delle piramide tecnica è larga più sarà possibile salire costruendo verso l' altro.
Oltre alla quantità degli schemi motori proposti non bisogna dimenticare la qualità di questi ultimi.
Eventuali errori vanno corretti attentamente e per tempo poichè una volta automatizzato il movimento diventa complicato deprogrammare l' automatismo che tende ad "uscire" nelle condizioni difficili.
 Una situazione molto comune e decisamente da evitare è quella di un atleta "giovane" che trova successo ripetutamente con un solo tiro e tende ad utilizzare solo quello tralasciando tutto il resto.
Per quanto la cosa possa anche funzionare nelle categorie giovanili si arriva poi però ad affrontare il momento nel quale la richiesta tecnica è molto più ampia.
La necessità di non ricercare "scorciatoie" in età giovanile è un punto fondamentale nell' inquadrare l' idea di lavorare in prospettiva per quanto magari questa scelta possa produrre sul brevissimo periodo minori risultati sul piano agonistico.
Chiudo il post con un video di un judoka degli ultimi anni con uno dei bagagli tencici più ampi, Mark Huizinga, a dimostrare che poi alla fine il lavoro tecnico "qualcosina" paga.






lunedì 2 settembre 2013

Teddy Riner

Sono finiti i mondiali di judo a Rio de Janeiro, io son bloccato qui ad aspettare un corriere quindi posso spendere due parole su uno dei protagonisti.
Per quelli non strettamente addetti ai lavori che leggono, Teddy Riner è un judoka francese di 24 anni che combatte nella categoria dei pesi massimi, +100kg.
Per dare un' idea dell' effettività dell' atleta, ecco il suo palmarès ripreso da judoinside :
Per completare il quadro, l' ultimo incontro perso è stato contro Daiki Kamikawa nel 2010 mentre l' ultima volta che è stato proiettato a terra in una competizione ufficiale risale al 2007.
S'è discusso molto sui suoi comportamenti, come ad esempio proprio dopo l' incontro perso con Kamikawa, o per il suo modo di festeggiare le vittorie.
Personalmente trovo certe cose abbastanza normali per un ragazzo di vent'anni che a 18 anni ha vinto la sua prima medaglia olimpica e che ha comunque dato evidenti segni di maturazione come era normale fosse.
Vorrei invece affrontare il discorso Riner dal punto di vista tecnico - atletico, anche se in maniera molto superficiale.
Dal punto di vista numerico parliamo di un atleta di 204cm per 130kg che si presenta così:
Il punto del discorso non è ovviamente "estetico" ma di sottolineare gli evidenti vantaggi "strutturali".
Andando a recuperare i nomi dei "piazzati" nella categoria dei pesi massimi agli ultimi mondiali  abbiamo:

Teddy Riner - 204cm - 130kg
Rafael Silva - 202cm - 155kg
Andreas Tölzer - 193cm - 145kg
Faicel Jaballah - 196cm - 130kg
Alexander Mikhaylin - 195cm - 120kg
Adam Okruaszwili - 195cm - 130kg 
Oscar Bryson - 189cm - 135kg

Premettendo che i numeri vanno presi per quel che sono, e in qualche caso mi paiono poco affidabili sopratutto per quel che concerne il peso, osservando la statura degli atleti ( i primi sette classificati di categoria, Riner incluso ) solo in due passano i due metri.
Nella foto seguente vediamo Ryner affrontare Jaballah in una situazione di gripping, il divario non è abissale ma sicuramente aiuta:
Considerato il recolamento attuale che vieta le prese alle gambe e la difficolta di rompere le prese, una volta consolidate presa e posizione Riner diventa difficilmente attaccabile.
Dal punto di vista atletico Riner attualmente è sicuramente dominante sugli avversari. Non ho idea di che rapporto abbia con la ghisa, di sicuro ha dalla sua una miglior condizione di base che unita al peso non elevatissimo proporzionalmente gli garantisce una buona mobilità.
Capacità coordinative e motorie sono anch'esse sopra la media per la categoria.
Dal punto di vista tecnico i suoi miglioramenti sono stati evidenti:
il repertorio di tachiwaza è ragionevolmente vario per la categoria, osotogari ed araigoshi sono decisamente incisivi. Il progressomaggiore nel corso del tempo s'è avuto nella transizione al newaza e nel newaza stesso.
Il più grosso problema di Riner è, al momento, la mancanza in categoria di uno stimolo al migliorarsi e che potesse eventualmente mostrarne qualche limite in gara.
La lista degli atleti che l' hanno battuto a livello internazionale da quando ha diciott'anni è piuttosto corta:  Rybak,  Bianchessi, Muneta, Tangriev e Kamikawa.
Anche aggiungendo qualche eventuale incontro perso a livello nazionale si parla comunque di cinque incontri persi in cinque anni.
La possibilità, concreta, è che Riner possa diventare il judoka più vincente della storia se riuscisse a mantenere l'attuale superiorità e costanza di risultati per gli anni a venire.






giovedì 29 agosto 2013

Ripresa


Inaguriamo il blog con un post sull' inizio di stagione.
Come riprendere ?
Evitando per il momento concetti quali la periodizzazione e la personalizzazione dell' allenamento, mettiamo giù alcuni punti base.
Quali sono gli effetti di uno stop prolungato?
Interruzioni minime, fino a circa una decina di giorni portano a decrementi di condizione limitati che possono essere recuperati mantenendo il programma "pre interruzione" con un minimo di adattamento al ribasso finchè non si recupera pienamente condizione.
Interruzioni dalla decina di giorni fino alle quattro settimane portano a cali di condizione significativi.
I valori massimi di vO2max (la massima capacità di consumare ossigeno ) possono diminuire fino ad un 10%. Si hanno marcati peggioramenti dal punto di vista metabolico e anche i valori di forza massimale diminuiscono sensibilmente.
Interruzioni dalla quattro alle otto settimane portano invece ad un deallenamento quasi completo.
Bisogna però sottolineare come il deallenamento incida in modo diverso su differenti soggetti in virtù del loro bagaglio di allenamento pregresso e sulle caratteristiche indivudali (e ovviamente sul livello di inattività portata avanti nel periodo di stop ).
Il consiglio generale (e molto generico ) è di impostare un lavoro in funzione della frequenza di allenamento dei soggetti, sia che pratichino due volte a settimana o più frequentemente.
Volumi di lavoro smaltibili, intensità di lavoro non eccessive.
Recupero graduale di una buona condizione aerobica per mantenere un buon livello di attenzione durante l'arco dell' allenamento e prevenire infortuni, recupero della tonicità muscolare e della mobilità.
Sarà possibile più avanti introdurre lavori ad intensità variabile in modo da sottoporre l' organismo a sforzo ma fornendo comunque una finestra di recupero.
Da menzionare l' eventualità che con la pausa estiva ci sia stato per qualcuno un aumento ponderale causa inattività. Bisogna considerare come anche solo due-tre kg siano una variazione percentuale di carico non indifferente a carico di articolazioni che si avviano ad un periodo di rodaggio e quindi una fonte aggiuntiva di stress.
Credo sia superfluo sottolineare come sia fondamentale evitare infortuni all' inizio della preparazione che potrebbero poi trascinarsi durante la stagione andando a minare la possibilità di mantenere una continuità di lavoro ottimale.